L'anticiclone Apocalisse 4800 trasformerà l'Italia nel paese delle catastrofi?
L'allarme per le alte temperature continua in molte regioni italiane e la situazione non sembra destinata a migliorare, in attesa di 'Apocalisse 4800', l'anticiclone africano che porterà di nuovo i termometri del nostro paese a registrare temperature che, si dice, batteranno ogni record precedente. I suoi effetti si sommeranno a quelli già causati da 'Caronte', alla siccità e all'assenza di piogge dei mesi scorsi. Lo scenario che si prospetta, insomma, non è certo dei migliori.
Nella foto: un'immagine del fiume Po catturata da un drone nei pressi di Bergantino
L'anticiclone africano Apocalisse 4800, che colpirà l'Italia nei prossimi giorni, è così chiamato per la quota dello zero termico che si prevede sul Monte Bianco, la cui cima si trova, appunto, a 4.800 m, e che rischia di aggravare ancora di più la già critica situazione dei ghiacciai alpini messa in luce dagli ultimi tragici eventi, come quello avvenuto sulla Marmolada (nella foto).
La quota dello zero termico si calcola grazie alle misure del profilo termico dell’atmosfera effettuate con delle radiosonde, come quella dell'immagine, lanciate in aria quotidianamente dai principali aeroporti nazionali e internazionali.
Foto: NASA
La temperatura nella troposfera, ovvero in quella parte dell’atmosfera sede di tutti i fenomeni meteorologici, è più bassa salendo verso l'alto, fino all'altitudine in cui raggiunge gli 0ºC (la cosiddetta quota di zero termico). Continuando a salire, la temperatura rimane sempre inferiore a zero.
Ovviamente, in estate la quota degli 0ºC è solita aumentare rispetto ai valori che si registrano nella stagione invernale e si suole attestare sui 3200/3500 metri d'altezza. Superata questa soglia, la temperatura scende al di sotto dello zero, garantendo il sussistere delle nevi perenni e dei ghiacciai.
Foto di nonmisvegliate da Pixabay
Negli ultimi 10/15 anni, secondo il sito IlMeteo, superare i 4000 m è sempre stato un fenomeno rarissimo, eppure sembra non esserlo in quest'estate 2022. Si prevede, infatti, che la quota degli 0ºC quest'anno salga addirittura oltre i 4800 m.
Foto: ISAC-CNR
L'innalzamento della quota dello zero termico sul Monte Bianco, la cima più alta d'Europa, è preoccupante su più fronti, in quanto, secondo gli esperti, avrà ripercussioni su tutta la catena montuosa alpina.
Nella foto: il fiume Sesia in provincia di Vercelli, affluente del Po che nasce dal ghiacciaio del Sesia (Monte Rosa)
Potrebbe intensificarsi, infatti, il problema del regresso delle fonti glaciali, fenomeno già in atto, e potrebbe esserci la possibilità di dover assistere a nuovi terribili crolli, oltre alla progressiva perdita di risorse idriche, con tragiche conseguenze per la vita dell'uomo.
Nella foto: la sorgente del fiume Po a Pian del Re, sotto il Monviso
PER APPROFONDIRE: L'agonia dei ghiacciai del mondo
La situazione non migliora neanche a valle, dove si continua a parlare di record per le temperature che superano (o si avvicinano) ai 40º in molte città italiane. A luglio 2022, sembrerebbe, non è previsto che venga concesso loro un respiro di sollievo da questa morsa di caldo (e di siccità) che le ha colpite negli ultimi mesi.
L'impatto di questa situazione è tale da portare il geologo Mario Tozzi, intervistato da Repubblica, a denominare questo particolare momento come 'l'era del fuoco". Il bollettino sulle ondate di calore, emesso dal Ministero della Salute su 27 città, lo conferma: da mercoledì 20 luglio ben 9 città saranno 'bollino rosso' per le alte temperature. Si tratta di Bolzano, Brescia, Firenze, Latina, Perugia, Bologna, Genova, Rieti e Roma (nella foto).
Appoggiano questa tesi anche i dati del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche): la fase climatica che stiamo vivendo è anomala e lo è da tempo.
Nella foto: La situazione del fiume Taro, lungo la via Francigena in Emilia Romagna
Ad essere duramente colpite da questo fenomeno sono state nei mesi scorsi vaste aree del nostro paese, soprattutto al Nord e al centro, in cui la siccità e la scarsità delle risorse idriche hanno messo a dura prova l'agricoltura, la fauna e la flora locali (e la vita stessa dell'uomo).
Foto: il Po a Casale Monferrato, provincia di Alessandria
Neanche le deboli piogge primaverili, infatti, hanno potuto contrastare l'inarrestabile siccità che ha attanagliato i letti dei nostri fiumi. La foto qui sopra, mostra la situazione del fiume Sangone a metà giugno 2022.
È per questo che il 4 luglio 2022 è arrivato il via libera del Governo allo stato d'emergenza per le 5 regioni italiane più fortemente colpite dalla siccità: Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte.
Nella foto: il fiume Po nei pressi di Piacenza
La situazione di fiumi importantissimi come il Po, il Tagliamento e il Piave, ma anche di altri bacini idrici italiani, come il Lago Maggiore, era, infatti, già difficile da sostenere da tempo. Secondo i dati del CNR, si tratterebbe della peggiore siccità degli ultimi 16 anni. E adesso si teme per questo nuovo intensificarsi delle temperature.
Nella foto: Porto Nautica Torricella lungo il Po, a Sissa (Parma)
Il caldo estremo aveva già lasciato a fine giugno 2022 immagini desolanti come questa del fiume Po a Sermide, in provincia di Mantova, e ci si chiede cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova ondata di calore.
Sempre nei pressi della città della provincia mantovana, la grave siccità aveva già raggiunto livelli tali da far tornare a galla relitti rimasti occulti per decenni sotto le acque del Po, come nel caso di questo ponte di barche bombardato dagli statunitensi durante la II Guerra Mondiale. Ma non è l'unico relitto venuto alla luce per la siccità...
Anche a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, infatti, è riemersa questa gigantesca chiatta, colpita dai bombardamenti americani nel 1944, durante lo scontro con l'esercito tedesco in ritirata.
Ma, a parte gli interessanti ritrovamenti storici, la siccità e le alte temperature stanno lasciando conseguenze disastrose al loro passaggio e stanno mettendo in ginocchio, anche a livello economico, agricoltori, pescatori e industrie.
Nella foto: il Po nei pressi di Piacenza
Stando ai dati forniti da Coldiretti, infatti, sono circa 270 mila le aziende agricole con sede nelle regioni interessate dallo stato di emergenza, ma le perdite sono pesantissime in tutta Italia: si parla di oltre il 70% delle coltivazioni bruciate.
In termini economici, ciò si traduce in un danno che la Coldiretti stima superi i 3 miliardi di euro.
"Le scottature da caldo danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili", spiega la Coldiretti. Gli agricoltori stanno cercando di correre ai ripari, anticipando il raccolto e utilizzando tecniche come l'ombreggiatura dei prodotti, utilizzando barriere naturali come foglie e erba. I dati sulla produzione, comunque, sono tragici: -20% latte, -45% mais e foraggi, -30% frumento, -30% riso, -15% frutta.
Difficile anche la situazione del settore ittico. La mancanza di ricambio idrico nel delta del Po, ad esempio, sta determinando il proliferare delle alghe, che stanno mettendo a repentaglio produzioni vitali per l'economia locale, come quelle di vongole e cozze.
A peggiorare la situazione, oltre alle temperature altissime, c'è da considerare che in questo 2022 le precipitazioni si sono praticamente dimezzate rispetto alla media storica. Il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, intervistato da Sky TG24, è perentorio: “Siamo a 40-50% di quantità di acqua piovuta in meno rispetto alle medie degli ultimi anni e fino al 70% di neve in meno".
Nella foto: il fiume Sesia a Caresana, in provincia di Vercelli.
Le immagini catturate dallo spazio dal satellite Sentinel-2 del programma Copernicus, gestito dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e dalla Commissione Europea rendono ancora più evidente il drastico calo della portata del fiume Po negli ultimi 3 anni.
Foto: ESA - The European Space Agency
Satellite a parte, le immagini da terra del corso d'acqua più lungo d'Italia (e tra i maggiori in Europa) rendono ancora più evidente il livello della crisi idrica che sta attraversando il paese.
Il fiume Po, infatti, in alcune aree, come Boretto, in provincia di Reggio Emilia, è ormai un’ampia distesa di sabbia. Sono immagini desolanti.
In zone come quella del ferrarese, poi, non è solo il livello del fiume a preoccupare, ma anche il cosiddetto cuneo salino, ovvero la risalita di acqua salata dal mare, che giunto ormai a diverse decine di chilometri dalla costa, sta iniziando a compromettere le colture.
Insomma, l'arrivo di Apocalisse 4800 troverà ad aspettarlo un'Italia che è già scossa dalla scarsità di acqua. Città come Torino, poi, si ritroveranno in una situazione di allerta estrema da mercoledì 20 luglio, quando l'Indice sintetico di stress da calore, secondo il bollettino pubblicato dall'Arpa Piemonte, raggiungerà i 9.2 punti (in una scala da 0 a 10).
Ma le regioni del Nord non sono le uniche a soffrire caldo torrido e siccità: anche altre regioni, come Lazio, Toscana e Marche stanno attraversando una forte crisi idrica dovuta, principalmente alle alte temperature e all'assenza di rovesci.
Nella foto: un'immagine del fiume Tevere a Roma
Lo stato del Tevere, la risorsa idrica di Roma è definito "drammatico": così lo definisce l’Osservatorio dell’Associazione Nazionale Consorzio dei Bacini (Anb), e aggiunge: "A Roma dall’inizio dell’anno è piovuto il 64% in meno"
Anche la zona Appenninica non è risparmiata dall'allarme caldo e siccità: a rischio le colture, ma anche il turismo. In alcune zone si è parlato addirittura di chiusure anticipate dei rifugi di montagna o, in ogni caso, di ferree limitazioni.
Nella foto: Lago di Campotosto, L'Aquila
Neanche il Sud Italia è e sarà immune alle alte temperature. Ma, nonostante non si parli ancora di crisi idrica per regioni come la Puglia, la situazione meteorologica è tenuta sotto continuo monitoraggio. "La Puglia convive con la siccità da sempre - afferma Coldiretti Puglia - con oltre il 57% del territorio a rischio desertificazione e non va sottovalutato e minimizzato il problema ma serve correre ai ripari una volta per tutte".
Sulle pagine di Repubblica, invece, non parla di correre ai ripari Giacomo Parrinello, storico dell’ambiente e assistant professor al Centro di Storia di Sciences Po, l’istituto di studi politici di Parigi, considerando questo un "fenomeno irreversibile", a cui ormai "dobbiamo adattarci in modo strutturale".
Nella foto: la confluenza del Ticino con il Po, nei pressi di Pavia
"C’è molto da imparare dai paesi che fanno i conti con la scarsità d’acqua da prima di noi."- continua l'esperto- "Penso all’Africa del nord, all’India, ai cosiddetti paesi del sud del mondo che abbiamo sempre guardato con una certa supponenza e senso di superiorità, ma che, invece, hanno sviluppato tecniche, tecnologie, sistemi e colture pensate proprio per fare i conti con la scarsità e tirare fuori il massimo profitto possibile da condizioni ambientali molto dure", aggiunge l'esperto.
Nella foto: il fiume Tagliamento
E fa l'esempio del Sahel, "una banda semidesertica a sud del Sahara, in cui tradizionalmente le popolazioni locali hanno sviluppato forme di policoltura e cioè coltivazione di tipi diversi di prodotto nella stessa parcella, capaci di adattarsi a condizioni climatiche diverse". E noi italiani saremo capaci di adattarci?
Si dice che l'abitudine ci faccia accettare l'inaccettabile. E nelle città colpite dalla siccità, sembra che l'inaccettabile sia davvero diventato la 'nuova normalità', tanto che sul letto di un fiume Po, ormai prosciugato, è possibile partecipare addirittura ad una partita di bocce. E perché no, portare a spasso il proprio cane.
Foto: Il Po a Torino
Ma per quanto possiamo adattarci noi comuni cittadini, la situazione resta comunque davvero allarmante per molteplici aspetti, da quello ambientale, per la minaccia alla biodiversità e alla sopravvivenza di specie animali e vegetali, fino a quello economico legato alla filiera agricola.
Non dimentichiamo, poi, che siccità e alte temperature sono terreno "fertile" per gli incendi. La Protezione civile del Lazio non nasconde la sua preoccupazione. Confrontando i dati relativi al periodo tra il 15 giugno e il 3 luglio 2022 con quelli dell'anno precedente, il risultato è sconcertante: "Abbiamo avuto 1.750 interventi contro i 400 registrati nello stesso periodo del 2021", si legge in un comunicato. E questo, solo nel Lazio.
La situazione del nostro Paese è gravissima su molti fronti e gli scienziati e gli esperti sembrano essere concordi e denunciano la necessità di adottare politiche per mitigare gli effetti di quest'estate da record. Nel frattempo, c'è anche chi gioca la cartuccia della preghiera e, viste le previsioni meteo per i prossimi giorni e l'arrivo di Apocalisse 4800, speriamo davvero che qualcuno lassù lo ascolti... e che dire, che ce la mandi buona!
Foto: twitter @vaticannews_it
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