Mickey Rourke, dall'autodistruzione alla rinascita

Dalla gloria all'oblio
Ormai irriconoscibile
Il nuovo Marlo Brando
Combinare boxe e cinema non è stata una buona idea
Un fisico invidiabile
Una presenza ipnotica
Il grande debutto
Un decennio prodigioso
E poi è arrivato
Scintille sullo schermo
L'inizio della fine
La fama che lo ha preceduto
Rifiutare progetti non rifiutabili
Il ritorno sul ring
Un ritorno troppo costoso
L'inizio della trasformazione
Troppi interventi
Una filmografia dimenticata
Chirurgo sbagliato?
Un'ampia filmografia
Eterno pugile
Per sempre John
Dalla gloria all'oblio

La carriera di Mickey Rourke, come la sua vita personale, è stata un ottovolante di emozioni e un manuale su come passare dall'essere una star mondiale al quasi oblio.

Ormai irriconoscibile

Nel suo caso, i diversi passaggi in sala operatoria che lo hanno portato ad avere un volto irriconoscibile o, quanto meno, lontano da quello che era un tempo Mickey Rourke, rappresentano uno dei motivi principali della sua quasi scomparsa dalle scene.

Il nuovo Marlo Brando

Mickey Rourke, classe 1952, è passato dall'essere paragonato a Marlon Brando, sia a livello interpretativo, sia per avvenenza e sensualità, ad essere popolare per le sue estreme ricostruzioni facciali.

Combinare boxe e cinema non è stata una buona idea

Nel frattempo, Mickey Rourke ha alternato la sua irregolare carriera di attore a quella parallela di pugile. Curiosamente, quando queste due passioni si sono incrociate in "The Wrestler" (2008) ha ricevuto la sua unica nomination all'Oscar come miglior attore.

Un fisico invidiabile

Ovviamente questa passione per il pugilato, che ha iniziato a praticare quando aveva appena 10 anni, gli ha regalato un fisico invidiabile, a cui ha aggiunto il volto dei classici protagonisti di Hollywood, con l'aria arrogante e ribelle degli anni '80.

Una presenza ipnotica

Mickey Rourke aveva tutto per avere successo a Hollywood: talento, una presenza imponente e un magnetismo a cui poche persone potevano resistere quando lo vedevano di persona.

Il grande debutto

Come se non bastasse, ha debuttato con un piccolo ruolo in "1941 - Allarme a Hollywood" (1979), diretto da Steven Spielberg. Era già chiaro all'epoca che Mickey Rourke sarebbe diventato un attore famoso e avrebbe brillato come pochi altri negli anni '80.

Un decennio prodigioso

Infatti, in tre anni ha accumulato tre titoli stimabili come "Brivido caldo" (1981), "A cena con gli amici" (1982) e "Rusty il selvaggio" (1983).

E poi è arrivato "Nove settimane e mezzo"

Questi tre film sono stati il preludio per quello che lo avrebbe elevato a icona mondiale del desiderio degli anni '80: "Nove settimane e mezzo" (1986).

Scintille sullo schermo

Aveva 34 anni, un fisico statuario e Adrian Lyne cercava una co-protagonista con la quale ci fosse pura chimica, passione e scintille: Kim Basinger.

"You Can Leave Your Hat On"

Da quel momento in poi, è stato impossibile ascoltare la colonna sonora del film, "You Can Leave Your Hat On", di Joe Cocker, e non pensare alla scena dello s p o g l i a r e l l o di Kim Basinger, sotto lo sguardo intenso di Mickey Rourke.

L'inizio della fine

Ma il successo lo ha accecato, portandolo in una spirale di feste, spese assurde ed eccessi che finirono per farsi sentire. "Pensavo che la festa non sarebbe mai finita", ha confessato al "Daily Mail" nel 2009. Ma invece poi è successo.

La fama che lo ha preceduto

Sono diversi i motivi che hanno contribuito al suo declino a Hollywood. Da un lato, Mickey Rourke aveva già una reputazione di attore difficile sul set, cosa che chiude già molte porte.

 

Rifiutare progetti non rifiutabili

D'altra parte, Mickey Rourke si è permesso di rifiutare ruoli in film come "Top Gun", "Rain Man - L'uomo della pioggia", "Pulp Fiction" o "Il silenzio degli innocenti".

Il ritorno sul ring

Di fronte a uno scenario del genere, Mickey Rourke ha deciso di lasciare la recitazione e tornare alla boxe. L'anno era il 1991 e lo stesso attore ha riconosciuto alla rivista "Film Journal" di aver fatto quel passo perché "mi stavo autodistruggendo".

Un ritorno troppo costoso

Ma tornare alla boxe a 40 anni e dopo anni senza allenamenti, è stato costoso a livello fisico. Mickey Rourke si è rotto il naso due volte, oltre diverse costole e uno zigomo.

L'inizio della trasformazione

È stato in questa fase della sua vita che ha subito quei numerosi interventi chirurgici, ricostruzioni facciali che hanno segnato l'inizio della fine dell'immagine del seducente Mickey Rourke, quel viso che, non molto tempo primo, aveva conquistato il mondo.

Troppi interventi

In un'intervista al "Daily Mail", ha ammesso di essere passato cinque volte in sala operatoria per ricostruirsi il naso e un'altra per riparare lo zigomo. Il problema è che dopo quella mezza dozzina di interventi ne sono arrivati molti altri.

Una filmografia dimenticata

Il nuovo volto di Mickey Rourke è riuscito a mettere in ombra una carriera con più di 75 titoli:  attualmente è più conosciuto per i suoi interventi in sala operatoria che per la sua filmografia.

Chirurgo sbagliato?

Come ha rivelato a "The Guardian", il suo problema è stato "scegliere il chirurgo sbagliato". Curiosamente, il riscatto che ha cercato con il pugilato lo ha portato a un nuovo percorso di autodistruzione da cui il cinema lo ha nuovamente salvato.

"The Wrestler"

Darren Aronofsky gli ha affidato il ruolo da protagonista di "The Wrestler" e Mickey Rourke, in un film quasi autobiografico, ha regalato al mondo la migliore interpretazione della sua carriera.

Un'ampia filmografia

Era il 2008 e il successo non si è ripetuto, anche se non gli è mancato il lavoro, né gli appuntamenti con i suoi chirurghi plastici.

Eterno pugile

Certo, dopo aver compiuto 70 anni, come ha confessato a Piers Morgan in un'intervista, preferisce vivere con i suoi cani piuttosto che in coppia. E anche se non si allena più, basta dare un'occhiata al suo Instagram per vedere che è ancora un grande appassionato di boxe.

Per sempre John

È curioso come le due passioni di Mickey Rourke, il cinema e la boxe, gli abbiano dato e tolto tutto più volte nel corso della sua vita. Intanto per il grande pubblico sarà sempre John, l'uomo con cui milioni di persone avrebbero voluto trascorrere "nove settimane e mezzo".

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