È morto Mehran Karimi Nasseri, l'uomo che aveva ispirato "The Terminal" di Steven Spielberg
Sabato 12 novembre Mehran Karimi Nasseri è morto di infarto all'età di 77 anni... nello stesso aeroporto che era stato la sua casa per quasi vent'anni, secondo quanto riportato da TMZ.
Deadline ha riportato la notizia della morte, sottolineando che Mehran Karimi Nasseri, nelle ultime settimane, era tornato al Terminal 2F dell'aeroporto parigino di Charles de Gaulle.
La sua è la storia che ha ispirato "The Terminal", il film con Tom Hanks diretto da Steven Spielberg. Mehran Karimi Nasseri, ribattezzato Sir Alfred (da lui stesso), per quasi due decenni, aveva vissuto al Terminal 1 dell'aeroporto internazionale Charles de Gaulle di Parigi. La sua vicenda aveva fatto il giro del mondo, prima ancora di ispirare un film.
Mentre negli anni Nasseri aveva modificato alcuni dettagli della sua storia, come quest'uomo fosse finito in questa situazione era stato oggetto di molte discussioni.
Ma il consenso generale sembrava convalidare l'inizio della storia: tutto era iniziato con una fuga dall'Iran e una richiesta di asilo politico per alcuni problemi nel suo Paese di origine.
Nel 1970, Nasseri era uno studente all'Università di Bradford, nel Regno Unito. Mentre era lì, aveva partecipato alle proteste studentesche contro l'ultimo Shah dell'Iran. Tornato a casa sette anni dopo, venne gettato in una cella e, successivamente, esiliato per aver cospirato contro il governo.
Dopo aver ottenuto lo status di rifugiato nel 1981 dal Belgio, aveva intenzione di tornare in Inghilterra dove aveva studiato: era l'unico paese europeo che conoscesse. Questo status gli consentiva, infatti, di accedere alla nazionalità dei paesi europei.
Durante il viaggio dalla Francia all'Inghilterra, Nasseri perse la sua valigia e i documenti che attestavano il suo status di rifugiato. Senza di loro non c'era modo di entrare in Inghilterra: il Regno Unito gli rifiutò l'ingresso nel suo territorio e lo rimandò in Francia via treno.
Foto: Clem Onojeghuo / Unsplash
L'uomo venne arrestato al suo ritorno in Francia, ma la polizia lo rilasciò subito, rendendosi conto che non aveva commesso nessun reato, lasciandolo all'aeroporto di Parigi.
La perdita dei suoi documenti gli impediva di entrare legalmente in Francia, o in qualsiasi altro paese; ma essendo un rifugiato non era neanche un cittadino iraniano... Bloccato, Nasseri scelse quindi di restare in aeroporto, uno considerato internazionale.
Inizia così questo isolamento di 18 anni. Il personale dell'aeroporto lo vedeva passare il tempo a leggere e osservare i passanti. Mangiava la maggior parte del tempo al McDonald's nel Terminal 1 e si lavava nei bagni dell'aeroporto.
A volte effettuava le pulizie in aeroporto. Altre volte i viaggiatori, che cominciavano a riconoscerlo, gli davano dei soldi.
Christian Bourguet, avvocato per i diritti umani, francese, venne a conoscenza della situazione in cui si trovava Nasseri e decise, quindi, di aiutare l'uomo, scoprendo rapidamente l'entità del problema.
Il Belgio avrebbe potuto fornire una copia dei suoi documenti a Nasseri, ma questi potevano essere consegnate solo in persona. Tuttavia, senza i suddetti documenti... come poteva recarsi in Belgio?
Nel 1999, dopo oltre 10 anni di procedimenti, Bourguet riuscì a convincere il Belgio a inviare i documenti a Nasseri. Ma forse era troppo tardi… C'era il sospetto che il pover'uomo avesse iniziato a soffrire i sintomi della demenza, quando rifiutò i suoi documenti (cosa che secondo lui era falsa), scegliendo di rimanere in quell'aeroporto.
Leggenda vuole che abbia rifiutato i documenti perché indirizzate all'iraniano Nasser... quando non si considerava più cittadino iraniano, ma inglese. Sembra che la situazione, insomma, avesse fatto perdere la testa all'uomo, che a quell'epoca si faceva chiamare Sir Alfred, cittadino britannico!
Per la prima volta dal 1988, Nasseri (o meglio Sir Alfred), lasciò l'aeroporto nel 2006, per essere ricoverato in ospedale a causa di un'intossicazione alimentare. Venne dimesso dall'ospedale nel 2007 ed fu visto poi in un centro di accoglienza per senzatetto a Parigi nel 2008.
Scritta in collaborazione con l'autore britannico Andrew Donkin, l'autobiografia di Nasseri "The Terminal Man" è stata pubblicata nel 2004 ed è stata descritta dalla critica sul Sunday Times come "profondamente brillante e inquietante".
L'incredibile storia di Nasseri ha ispirato il cinema francese, con il film "Tombés du ciel" con Jean Rochefort, uscito nel 1994. Anche il racconto "The 15 Year Layover" di Michael Paterniti affronta la vita dell'iraniano.
Sono apparsi anche due documentari sulla sua vita: "Waiting for Godot at De Gaulle" nel 2000 e "Sir Alfred of Charles de Gaulle Airport" nel 2001.
E mentre né il materiale pubblicitario né il sito web del film menzionano la situazione di Nasseri come ispirazione per il film, è chiaro che l'uomo è stato il modello per il personaggio di Viktor Navorski, interpretato da Tom Hanks in "The Terminal" di Spielberg nel 2004.
Il "New York Times" riporta che Nasseri è stato pagato da Spielberg per i diritti sulla storia della sua vita e che ha ricevuto 250.000 dollari dalla DreamWorks. Avresti persino potuto vederlo sfoggiare un cartello pubblicitario che ti invitava a guardare il film nel 2004.
Nelle ultime settimane, come riporta Deadline, Mehran Karimi Nasseri era tornato nell'aeroporto che è stato la sua casa per tanti anni, dove alla fine è deceduto. Che adesso possa riposare in pace.