Sonny Liston: chi era il pugile più temuto della storia
Charles "Sonny" Liston era una figura ambigua e complessa: temuto campione dei pesi massimi noto per la sua forza intimidatoria, incuteva paura tra gli avversari e il pubblico. Tuttavia, la sua vita al di fuori del ring era caotica e circondata da misteri irrisolti.
Da un'infanzia travagliata all'ascesa fulminea nel pugilato, fino alla morte avvolta nel mistero, quella di Liston è una storia di trionfi, controversie e tragedie.
Nato intorno al 1930 (sebbene la sua data di nascita esatta rimanga incerta) nelle campagne dell'Arkansas, nel seno di una famiglia povera e segnata da gravi problematiche, Sonny Liston era il ventiquattresimo di venticinque fratelli. Il padre, Tobe Liston, era molto severo e violento. A soli tredici anni, Sonny lasciò il tetto familiare per trovare rifugio nelle strade di St. Louis.
Poco tempo dopo iniziò a commettere piccoli furti e rapine. La condanna a scontare una pena nel Missouri State Penitentiary per rapina a mano armata all'inizio degli anni '50 sembrò decretare la fine del suo futuro.
Eppure, fu dietro le sbarre che Liston scoprì la sua vocazione. Grazie all'intervento di alcuni funzionari della prigione che notarono la sua immensa forza fisica e il suo talento naturale, iniziò a praticare la boxe, una decisione che avrebbe cambiato il corso della sua vita, come successivamente riportato dal Jefferson City Magazine.
La carriera di Sonny Liston come pugile professionista prese il via nel 1953 e non trascorse molto tempo prima che si facesse notare nel panorama pugilistico. Alto 1,85 m, con un allungo di 213 cm e una potenza devastante, si affermò rapidamente come una delle figure più imponenti nella categoria dei pesi massimi.
Nel 1962 Liston raggiunse l'apice della sua carriera liquidando Floyd Patterson in un solo round e proclamandosi campione mondiale dei pesi massimi. L'anno successivo la rivincita si concluse con lo stesso risultato, un altro KO al primo round, consolidandolo come uno dei campioni più temuti nella storia della boxe.
Tuttavia, l'ascesa di Liston è stata offuscata dalle polemiche. I suoi legami con la criminalità organizzata, in particolare con la mafia per cui presumibilmente lavorava come esecutore (anche nei suoi anni da campione, come ha raccontato Box Raw), e il suo passato travagliato hanno fatto di lui una figura controversa e divisiva.
A differenza del carismatico Muhammad Ali o dell'amato Joe Louis, Liston faticò a conquistare l'affetto del pubblico ed era visto come un outsider che incuteva timore più che ammirazione.
Il dominio di Liston si concluse in modo brusco e scioccante nel 1964, quando si confrontò con un giovane e spavaldo sfidante di nome Cassius Clay, che in seguito sarebbe diventato Muhammad Ali.
Nonostante fosse il grande favorito, Liston fu surclassato e superato in astuzia e alla fine non riuscì a rispondere al gong del settimo round, perdendo il titolo in quella che rimane una delle più clamorose sconfitte nella storia del pugilato.
La rivincita del 1965 non fece che accrescere il mistero che circondava Liston. Durante il primo round, Ali sferrò un rapido destro, un pugno che molti ancora oggi affermano di non aver mai visto, e Liston crollò al tappeto.
Il KO, ormai passato alla storia come il "pugno fantasma" ("phantom punch" in inglese), diede origine a speculazioni su un possibile match truccato. Tra le teorie più discusse si considera la possibilità di un'interferenza da parte del pubblico o che Sonny Liston avesse deciso di rinunciare all'incontro temendo per la propria incolumità, come riportato da ESPN nella sua serie "Classics".
Sebbene in pubblico Liston avesse negato che il combattimento fosse stato manipolato, pare che in privato avrebbe invece ammesso il contrario, come afferma il giornalista di Sports Illustrated Mark Kram. "Quel tizio [Ali] era pazzo. Non volevo avere niente a che fare con lui. E i musulmani si stavano sollevando. Che bisogno c'era? Così mi sono buttato a terra. Non sono stato colpito", avrebbe detto Liston.
Dopo quel fatto, la carriera di Liston precipitò in una spirale discendente. Sebbene continuasse a combattere e vincere, non era più la forza preponderante di un tempo. Dietro le quinte, la sua vita personale era ancora segnata dal caos. Il pugile era alle prese con problemi di abuso di sostanze e persistevano le voci sul suo coinvolgimento in attività illecite.
Nonostante la sua reputazione travagliata, le persone a lui vicine lo descrivevano come un uomo incompreso: un individuo riservato e pacato, indurito dalle circostanze della vita, ma in cerca di pace e accettazione in un mondo che spesso gli voltava le spalle.
Il 5 gennaio 1971, Sonny Liston fu trovato privo di vita nella sua casa di Las Vegas dalla moglie Geraldine. La causa ufficiale della morte fu un'insufficienza cardiaca, ma subito sorsero numerosi interrogativi. Il ritrovamento di una siringa e di un o p p i o i d e sulla scena generò sospetti di un possibile caso di o v e r d o s e, sebbene non si fosse a conoscenza che Liston si iniettasse sostanze stupefacenti.
Altri ritengono che si sia trattato di un omicidio, forse riconducibile ai suoi legami con la criminalità organizzata. È stato messo a tacere dalla mafia? Si è trattato di un'o v e r d o s e accidentale, o forse di un tentativo di insabbiamento? Nonostante le numerose teorie, a distanza di decenni la vera causa della sua morte rimane uno dei grandi misteri della boxe.
L'eredità di Sonny Liston è tanto complessa quanto lo era la sua persona. Dentro il ring, era una forza della natura, uno dei pesi massimi più temuti e potenti della storia. Fuori dal ring, era un simbolo della dura realtà dell'America della metà del XX secolo, contraddistinta da povertà, criminalità e discriminazioni razziali.
Sebbene Sonny Liston non sia mai stato un pugile adorato dai fan o dai media, la sua influenza eterna nel mondo della boxe è indiscutibile.
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