Perché il camionista tedesco, accusato di aver travolto e ucciso Davide Rebellin, è stato rilasciato dopo soli 5 giorni

Rilasciato dopo soli 5 giorni
La morte di Rebellin
Stava tornando a casa
Nessun soccorso
I video e le foto
Un tir con targa tedesca
Incastrato da immagini e testimoni?
Agganciato al tir
Rieke era tornato in Germania
Cos'è il mandato di arresto europeo
Vari aspetti della condotta di Rieke sotto accusa
Cancellare le prove
Ad aggravare la sua posizione
L'accusa formale
La svolta nel caso
Cosa c'è al fondo della questione
Incongruenze tra i codici penali
Lo scoglio da superare per la giustizia italiana
Resta tutto da vedere
Rilasciato dopo soli 5 giorni

È stato rilasciato il 20 giugno Wolfgang Rieke, il 62enne camionista tedesco accusato di aver travolto e ucciso Davide Rebellin. Si trovava in stato di arresto da soli 5 giorni, a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità italiane.

La morte di Rebellin

L'arresto dell'autotrasportatore è avvenuto nell'ambito delle indagini sull'incidente che è costato la vita a Davide Rebellin, avvenuto il 30 novembre scorso a Montebello Vicentino, lungo la strada regionale 11 che il ciclista stava percorrendo dopo aver terminato un allenamento.

Stava tornando a casa

È sulla strada verso casa, insomma, che il campione viene travolto da un camion e perde la vita, solo un mese dopo aver detto addio al mondo del ciclismo professionale, al termine di una carriera durata 30 anni.

Nessun soccorso

Secondo la ricostruzione dei fatti riportata da "Il Fatto Quotidiano", il camion ha travolto il ciclista all'uscita dallo svincolo da cui proveniva, proseguendo poi per la sua strada senza prestare soccorso e facendo perdere le sue tracce.

I video e le foto

Ci sarebbe anche un video registrato da alcuni passanti a confermare queste accuse, oltre alle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza presenti nella zona, che secondo il Corriere della Sera sarebbero state determinanti nella ricostruzione della dinamica dell'incidente di Davide Rebellin.

Un tir con targa tedesca

Nelle immagini acquisite dai carabinieri di Vicenza, infatti, pur non apparendo in esse il momento esatto dell'incidente, viene ripreso il tir con targa tedesca mentre accede a un'area di sosta nei pressi del luogo dei fatti, intorno all’orario in cui è avvenuto l’incidente mortale.

"Quasi senza esitazione"

Secondo alcune testimonianze riportate dal Corriere, l’autotrasportatore sarebbe sceso dal camion, si sarebbe avvicinato al corpo di Davide Rebellin per poi risalire in cabina e allontanarsi, "quasi senza esitazione", scrivono su Repubblica.

Incastrato da immagini e testimoni?

Il confronto tra le immagini disponibili e le testimonianze dei presenti hanno permesso ai carabinieri di ricostruire la dinamica dello scontro: molto probabilmente Rebellin e la sua bici, per un beffardo destino, erano finiti proprio in un punto cieco rispetto al punto di osservazione del camionista, durante la manovra di quest'ultimo per entrare nell'area di sosta.

Foto: Markus Spiske / Unsplash

Agganciato al tir

Rebellin, secondo Repubblica, sarebbe stato "agganciato" dal tir, dopo essere stato travolto in pieno, e la sua bicicletta spazzata via a circa 30 metri, ripiegata su se stessa. Sarà il fratello di Davide Rebellin, Carlo, a riconoscere per strada la bici del fratello, dopo aver ascoltato per radio la notizia di un incidente che aveva coinvolto un ciclista.

"Rendere giustizia a Davide"

Sarà lo stesso Carlo poi a commentare, mesi dopo, la notizia dell'arresto di Rieke a Il Fatto Quotidiano: "Finalmente abbiamo la certezza di quello che è accaduto e di poter rendere giustizia a Davide", dirà, speranzoso, all'apprendere la notizia.

Rieke era tornato in Germania

Grazie alle indagini eseguite dagli inquirenti e alla collaborazione con la polizia tedesca, infatti, era stato possibile risalire all'identità del camionista, confrontando la foto della sua carta d'identità con le immagini dei testimoni e delle videocamere. Rieke si trovava in Germania.

Foto:

Cos'è il mandato di arresto europeo

È allora che scatta il mandato di arresto europeo, un provvedimento con cui l'autorità di uno degli Stati membri dell'UE può richiedere l'arresto e la consegna di un ricercato a un altro Stato membro, in modo da permettere l'esercizio di un'azione legale nello Stato emittente.

Foto: Christian Lue / Unsplash

Vari aspetti della condotta di Rieke sotto accusa

Secondo una nota della Procura di Vicenza, nell'ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari, Lino Giorgio Bruno, si legge che la morte di Rebellin "è da imputare esclusivamente ad una pluralità di norme comportamentali da parte di Rieke nella conduzione dell’autoarticolato nei momenti antecedenti all’impatto con il ciclista". Ovvero, secondo il GIP se Davide Rebellin è morto (e anche il come sia morto) si deve esclusivamente alle azioni di Rieke.

Foto: Seb Creativo / Unsplash

Cancellare le prove

Vari media, poi, hanno sottolineato altre irregolarità nella condotta di Reike, citando ulteriori dati forniti dai carabinieri di Vicenza, secondo i quali il camionista successivamente avrebbe addirittura tentato di cancellare le prove utilizzando detergenti a forte reazione acida per ripulire le tracce dello scontro il suo camion e il campione.

Ad aggravare la sua posizione

Dalla Procura arrivano le parole pubblicate dalla Gazzetta dello Sport a tal proposito:"Alla data del 3 dicembre 2022, alla motrice del mezzo non risultava più collegato il rimorchio a colore prevalentemente rosso presente al momento del sinistro, [...] ed emergeva che il mezzo era stato successivamente all’incidente lavato mediante detergente concentrato, a forte reazione decapante e ad alta reazione acida".

Foto: Charlotte Harrison / Unsplash

L'accusa formale

In ogni caso, come riporta Repubblica, a seguito dell'azione congiunta tra le forze dell'ordine italiane e tedesche, il 16 giugno Wolfgang Rieke è stato individuato dalla polizia tedesca di Steinfurt, in quello che sembrava poter essere un primo passo verso la promozione di un suo processo in Italia.

La svolta nel caso

Le cose, però, ora sembrano andare in un'altra direzione, con la notizia del rilascio del 62enne dopo 5 giorni di permanenza nel carcere di Munster. Resta a disposizione della giustizia tedesca, con l'obbligo di firma settimanale. Ma se l'accusa contro di lui in Italia è quella di omicidio stradale e omissione di soccorso, perché dopo soli 5 giorni l'uomo è stato rimesso in libertà?

Cosa c'è al fondo della questione

Il nocciolo della questione, che ha portato il giudice tedesco a sospendere la misura carceraria in attesa di pronunciarsi su un'eventuale estradizione dell'accusato in Italia, verte su un'incongruenza tra i codici penali dei due paesi interessati, l'Italia e la Germania.

Incongruenze tra i codici penali

In Italia, come abbiamo già accennato, Rieke verrebbe giudicato per un reato di omicidio stradale (aggravato dall'omissione di soccorso). Il problema su cui si trova a dover decidere la giustizia tedesca è che tale reato non è previsto nel codice penale del paese.

Lo scoglio da superare per la giustizia italiana

Uno dei punti cardine che fondamentano i mandati di arresto europei è proprio lo scoglio da superare perché la giustizia italiana possa fare il suo corso. La condizione necessaria è che i fatti per cui viene emesso costituiscano un reato anche nello Stato membro in cui esso deve essere eseguito. E l'omicidio stradale non è un reato non tipificato nel Codice penale tedesco.

Resta tutto da vedere

È il giudice che ora dovrà decidere in merito alla questione. Se Rieke verrà consegnato alle autorità italiane o meno, resta ancora da vedere. C'è chi potrebbe dire che abbia un conto in sospeso con l'Italia, calcolando che nei suoi precedenti con il nostro paese figurano già, secondo il Corriere, un patteggiamento nel 2001 a Foggia per il reato di omissione di soccorso e un ritiro di patente nel 2016 a Chieti, per guida in stato d'ebbrezza.

"Orribile e ingiusta"

Alla luce dei fatti, però, sembra che assumano sempre più valore e forza le tristi parole e lo sfogo che la moglie di Davide Rebellin ha affidato al settimanale Oggi: "Anche la sua morte è stata orribile e ingiusta", ha detto la donna. E non c'è dubbio che sia stata così.

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